Nelle mani di Alfano

Natura e contronatura

Nel 1700 eminenti pensatori sostenevano che in natura l’uomo fosse buono e lo sarebbe rimasto se non fosse stato corrotto dalla civiltà. In natura, la religione era un sentimento spirituale che la legge spegneva e se la natura concepiva il cristianesimo, contronatura, era la chiesa cattolica. Quando abbiamo sentito parlare il ministro Alfano di aver fermato “una legge contro natura”, ci siamo chiesti della sua conoscenza della storia del pensiero occidentale, perché è di questo che si parla. La natura, secondo i filosofi, non si dava le leggi degli uomini. In natura l’omosessualità era comune e coloro che avevano maturato nella società moderna ammirazione per Atene e Sparta antiche, sapevano che parlavano di sistemi civilissimi, considerati migliori del loro, in cui l’omosessualità era la più assoluta normalità. Quanto alle adozioni, la fondazione di Roma riconosceva ad una lupa di essersi curata di due gemelli, il che significava che contronatura c’è solo l’abbandono dei propri figli e di lasciarli soli. Fossimo stati nei panni del ministro Alfano non saremmo così orgogliosi dello stralcio delle adozioni dal testo di legge votato ieri sera. Renzi appare comunque molto contento o si dice tale, perché incapace finora di ammettere mai un solo errore o un passo falso. In verità il premier ha preso una botta bestiale, perché il fronte cattolico non sembra intenzionato ad apprezzare la legge in ogni caso ed è riuscito a deludere la sinistra che voleva un testo molto più innovativo. Sotto il profilo politico, dopo la vittoria sul divorzio, neanche il Pri ed il Pli al governo con la Dc gonfiarono tanto il petto come ha fatto Alfano ieri. Un segnale non proprio tra i più promettenti, perché temiamo che Renzi non disponga dei voti di cui disponeva la Dc e alle amministrative potrebbe vederli ridurre vertiginosamente. Per come si evolveva la faccenda, piuttosto male in verità, un importante quotidiano si era messo a chiedere qualche settimana fa dove fossero i laici. I laici sono sostanzialmente come organizzazioni fuori dal parlamento, con una legge elettorale come l’attuale ci vuole una certa malizia per riuscire ad entrarci, e coloro che vogliono tornare a far sentire la propria voce dovrebbero pensare a come ricostruire un fronte comune se vogliono tornare a contare qualcosa, piantandola lì con le recriminazioni sul passato. Altrimenti sotto il profilo individuale per sopravvivere in Parlamento ci vuole un talento sfrenato. Denis Verdini, ad esempio lo ricordiamo laicissimo come noi.

Roma, 26 febbraio 2016